History
of Capo Peloro
L'antico Pelorus, oggi noto come Capo Peloro, si erge all’estremità nord-orientale della Sicilia, rappresentando un iconico punto di riferimento geografico. Come uno dei tre vertici che delineano la caratteristica forma triangolare dell’isola, la Trinacria, questo luogo unico, dove si incontrano il Mar Ionio e il Mar Tirreno, ha affascinato per secoli marinai e viaggiatori.
Si ipotizza che Capo Peloro abbia preso forma grazie a movimenti tettonici lungo lo Stretto di Messina durante le epoche del Pliocene e del Pleistocene, che favorirono la creazione delle lagune salmastre che ancora oggi ne caratterizzano il territorio.
Questo luogo ricco di storia ha assistito al passare dei secoli e all'evolversi delle civiltà fin dai tempi antichi. Grazie alla sua posizione strategica sullo Stretto di Messina, un’importante rotta marittima tra il Mar Tirreno e il Mar Ionio, per millenni Capo Peloro ha servito come passaggio alternativo allo Stretto di Sicilia, facilitando le rotte dall’Europa sud-occidentale verso il Mediterraneo orientale.
Fonti storiche e ricerche moderne suggeriscono che la penisola fosse probabilmente sede dell’antico Portus Pelori, che nel V secolo a.C. potrebbe aver offerto una base strategica per le potenti flotte di Cartagine e Siracusa e, nel III secolo a.C., durante la prima guerra punica, rifugio alla flotta romana di ritorno da Cartagine.
Con l’epoca di Pompeo, i Romani svilupparono una rete stradale in Sicilia, integrando antiche vie greche e favorendo la crescita di città come Messina, Taormina e Siracusa. Tra queste vie, la Via Consolare Pompea, che collega ancora oggi Capo Peloro a Messina, rappresenta una duratura testimonianza del periodo.
Man mano che l’importanza strategica della Sicilia si ridusse, Roma spostò le sue attenzioni altrove, ma continuò a mantenere attivi i principali porti di Messina, Siracusa, Palermo e Catania, cruciali per il commercio mediterraneo.
Le fonti del I secolo a.C. descrivono Capo Peloro come sede di un’imponente struttura, forse un faro, paragonabile per grandezza a quello di Alessandria d’Egitto. Dal V secolo a.C. al V secolo d.C., la penisola attraversò importanti trasformazioni morfologiche, che portarono alla formazione di laghi salmastri in una configurazione simile a quella attuale.
Nel corso dei secoli, Capo Peloro ha mantenuto un ruolo vitale come punto di riferimento per la navigazione e la sorveglianza, influenzando le dinamiche sociali dell’area, in particolare nella pesca e nella caccia. Sotto il dominio di vari popoli, tra cui Arabi, Normanni, Svevi e Aragonesi, la regione continuò a evolversi.
Alla fine del XVIII secolo, durante l'occupazione britannica, furono realizzati interventi significativi, tra cui la costruzione di canali che collegavano i laghi tra loro e con il mare. Questi lavori, pur avendo scopi in parte militari, contribuirono alla conservazione dell’area e a favorire un vivace scambio di acqua e organismi tra le lagune e il mare, arricchendo la biodiversità della regione.
Oggi, Capo Peloro e lo Stretto di Messina non sono solo tesori regionali ma anche elementi integranti del patrimonio mediterraneo, intrecciati a storie mitiche, come quelle di Ulisse, che ne arricchiscono la profondità culturale.
Capo Peloro rappresenta dunque molto più di un punto geografico: è un crocevia di natura, storia e mitologia, al centro dell’identità della Sicilia e della narrativa mediterranea.